Le tre Venezie

Filmare o scattare fotografie a Venezia, essendo una città ricca di contenuti, può essere creativo per tutti i livelli di capacità. Ecco alcuni aspetti che ho verificato nelle occasioni che ho avuto visitando la città tre volte in un mese.
Immaginando di dedicare solo al centro storico più stretto della città le proprie attenzioni, trasportati dall’inevitabile flusso di turisti, suggerisco di assicurare al proprio corpo la macchina fotografica o filmica con i laccetti in dotazione che spesso vengono riposti a casa senza mai essere utilizzati. Per esperienza personale in questa città in mezzo alla gente, è più frequente sbattere accidentalmente il proprio gadget quando si viene urtati da qualcuno, piuttosto che esserne derubati. E’ bene comunque usare queste tracolle in modo da trovarsi sempre pronti a scattare o filmare senza dover recuperare e riporre a posto nelle borse il nostro aggeggio infinite volte fra uno scatto e l’altro. Per esperienza personale, senza laccetto al collo, in più occasioni dopo alcuni scatti o brevi clip, per pigrizia ho scelto di lasciare in borsa l’apparecchio perdendo anche occasioni ghiotte per ritrarre la spontaneità dei gesti di qualcuno. Avere paura di essere presi di mira da malintenzionati che tengono d’occhio le nostre apparecchiature è comprensibile, ma è anche fortemente probabile essere ignorati in mezzo alle migliaia di persone che anche in giornate di pioggia sono per strada nel centro storico. Se in questa città vi capita di guardarvi intorno, è abbastanza probabile che almeno una persona su tre abbia il suo apparecchio fotografico o smartphone in mostra come noi, spesso più costosi del nostro. Secondo statistiche dell’ufficio del turismo, l’anno scorso circa 25 milioni di persone hanno visitato Venezia; ritengo che il rischio di essere derubati sia inferiore ad altre realtà italiane e non.
Altro suggerimento utile da considerare, è il rispetto di alcune categorie di persone che si trovano frequentemente intorno a noi lungo tutti canali della città: i gondolieri. Per loro convenzione, non vogliono essere fotografati gratuitamente proprio per la continua esposizione come personaggi pubblici che vengono presi di mira dagli scatti di tutti. Se accettiamo il fatto che nel transito dei circa 25 milioni di turisti all’anno uno di questi su tre abbia la macchina fotografica, quanti scatti saranno stati rivolti ai gondolieri? Questa condizione di privacy, non è molto diversa dai “gladiatori” che intorno al Colosseo a Roma stanno lì apposta vestiti come sono per ricavarci soldi; business loro o meno, mi darebbe fastidio essere mirato tutto l’anno da chiunque, senza nemmeno spesso sentirsi ringraziare. In Francia violando la privacy delle persone, si possono passare guai seri fotografando persone singole. Ritengo che se non vogliamo incorrere in problemi, sia preferibile non inquadrare palesemente solo loro dentro le nostre inquadrature.

A carnevale alcune cose cambiano. Migliaia di persone scendono in piazza, passeggiano, avanti e indietro tutti i giorni spesso posando e rendendosi disponibili ad ogni richiesta di foto e video. Il periodo viene atteso per lungo tempo per dare sfoggio alla propria creatività dei costumi probabilmente progettati e preparati con cura durante l’anno precedente, che acquistano maggiore importanza, se condivisi con gli altri; stranieri o conoscenti non importa, l’obiettivo personale abbastanza comprensibile è spesso quello di sentirsi i più belli o particolari fra le maschere incontrate quel giorno. Ricordo di aver chiesto diverse volte gentilmente di posare per me semplicemente per un sorriso e un inchino da signore e signori, ricevendo oltre alla totale disponibilità, anche qualche biglietto da visita che rivelava la vera identità; vanità o desiderio di ricevere una copia delle foto? Mah…

In una di queste occasioni video, un po’ stanco di visitare gli stessi posti, ho camminato in zone un po’ più periferiche ma solo di qualche strada più esterna alla centralissima piazza San Marco, e con grande meraviglia, oltre ad avere trovato più spazio per filmare le calli e gli edifici di Venezia meno popolari, mi sono goduto anche un particolare silenzio veramente suggestivo per godermi diversamente quell’atmosfera. Quella sembra essere la condizione preferita dei cittadini locali. A Venezia, se tornassi a breve, cercherei adesso di “giocare” con inquadrature di riflessi dell’acqua, le specchiature dei balconi nei canali, i contrasti di colore delle pareti delle abitazioni una accanto all’altra e delle loro decorazioni a rilievo; i nomi delle calli in lingua locale incisi su lastre marmoree consunte e incassate nelle pareti, le insegne commerciali dei vecchi negozi, le piazze che appaiono subito dopo strettoie e vicoletti, il dondolare delle prue delle gondole viste a decine in una prospettiva magari al calare della sera…

Pensando alla prima volta che a sedici anni visitai la città con gli amici scattando interamente 3 o 4 rullini fotografici da 36 pose pensando di aver fatto qualcosa di straordinario, devo riconoscere in questo caso, i vantaggi dell’era digitale delle macchine fotografiche che ci permettono di “portare a casa” anche alcune migliaia di scatti fatti in un giorno qualsiasi a Venezia, registrati su una schedina di memoria grande come un francobollo e spessa come il cartoncino di un sotto bicchiere da birra; a patto che si abbiano abbastanza batterie per scattare…

Per questo film che ho volutamente interpretato con inquadrature più cinematografiche rispetto alla versione precedente, ho cercato di narrare la città tramite edifici e personaggi che grazie al carnevale hanno sceneggiato da soli l’intero prodotto senza che io abbia dovuto mostrare particolari capacità. Come ho scritto in precedenza, tornare in un luogo e percorrere nuovamente le stesse strade, può trasmettere meno interesse documentaristico salvo che si scelga di seguire un modo differente di vedere le cose.

Infine, come terza versione della città, un viaggio nel quale ho scelto di usare la pellicola Super8 mm bianco e nero, selezionando le parti più suggestive di quanto avevo visto nelle due occasioni precedenti. Ho cercato di mettere in evidenza le forme e meno i dettagli che avrebbero sofferto senza i colori della loro vera natura. Interessante leggere le scritte che spiegano l’evoluzione delle gondole e della loro diffusione nei secoli costruite come iniziale mezzo di trasporto per poi diventare in periodi recenti veicoli per il trasporto dei turisti.

Buona lettura.

Le mie Sicilie

Le mie Sicilie

Sempre con lo stesso istituto universitario ho viaggiato in Sicilia per accompagnare un bel gruppo di giovani che qui in Italia per studio ambivano a questa meta anche per legami parentelari di seconda e terza generazione. Ascoltando alcuni di loro in viaggio con me, non trovavo espressioni commosse che avrei potuto e voluto filmare, di chi rientra nel proprio paese di origine perché  la Sicilia non rappresentava per nessuno di loro, le radici familiari. Percepivo però un gran desiderio di voler verificare ciò che da parte dei nonni probabilmente era stato raccontato. Citando i nomi delle città di origine dei loro lontani parenti, mi indicavano sempre paesi piccolissimi, segno evidente che a quei tempi probabilmente chi cercava fortuna all’estero proveniva principalmente dalle zone più periferiche di ogni regione d’Italia. La sera della partenza dalla stazione di Campo di Marte a Firenze, si percepiva l’emozione del viaggio addosso a tutti. L’acquisto delle scorte di cibo confezionato dispensato dalle macchinette automatiche vicino ai binari, normale per ragazzi di quell’età, appariva come una staffetta alimentare fra la realtà attuale sempre più rarefatta e il paradiso di un viaggio meraviglioso che li avrebbe segnati profondamente, offrendo loro una lezione di sana alimentazione.

Non viaggiando spesso in treno su lunghe percorrenze, mi ricordo di aver passato nella mia cuccetta singola diverse ore prima di addormentarmi praticamente prima dell’alba, cercando di progettare le riprese lungo l’itinerario concordato per filmare le situazioni su cui puntare di più per fare un documentario interessante. Da subito, appena sbarcati dal treno e trasferiti a bordo di un confortevole pullman a due piani, sono iniziate le riprese solo video cercando di cogliere la gioia di quei giovani e le meraviglie ambientali. La prima vera tappa appena arrivati a Taormina, è stata il laboratorio di un famoso pasticciere lungo il corso che nella sua routine ci ha permesso di assistere nel suo laboratorio al sacro riempimento di ricotta freschissima dei tipici cannoli siciliani. All’esterno del negozio, iniziai a raccogliere le prime impressioni sul cibo locale e ascoltando i dettagli delle ragazze guardando il video qui sotto, potrebbe apparire un’esperienza quasi “sensoriale” o 4D come potrebbe essere etichettata oggi in un moderno cinema multisala! In questo viaggio, oltre alle tipicità ambientali, tutti sono rimasti colpiti dalla bontà del cibo che è stato offerto e dal grande senso di ospitalità che quella gente sa offrire.

Nella strada principale di Taormina dove torreggiava uno striscione dedicato a Pippo Baudo per una recente manifestazione culturale, è iniziata la mia nuova esperienza video fotografica digitale e analogica con i 5 o sei apparecchi foto video tutti pronti all’uso. Ricordo di aver assegnato ad ognuno di quelle macchine fotografiche a pellicola, un ruolo specifico: decorativo con la “tre occhi”, vintage e pose con la Lomo LC-a, reportagistico su angoli di strada e paesani con il formato 6×6 della Lubitel e un misto di tutto senza troppe indicazioni per il fisheye della Lomography. La videocamera digitale avrebbe dovuto documentare l’escursione con la priorità di intervento su tutte le macchine concorrenti per non perdere i momenti più istintivi, preziosi e necessari per una buona narrazione, lasciando la suggestione delle immagini statiche in pasto agli scatti fotografici delle  fotocamere a pellicola. Intorno a me, nei negozi disposti in fila continua, si alternano ancora oggi ceramiche locali tipiche siciliane coloratissime e ispirate alla rinascimentale produzione ancora attiva di Caltagirone, e le ormai popolari magliette nere con profilo di Marlon Brando nel ruolo del padrino, tipico stereotipo non so quanto gradito ma comunque popolare per definire un certo stile di vita siciliano. Nei titoli di coda del film prodotto in quel viaggio, scorrono in mezzo ad altri, nomi e cognomi di origine italiana e spesso del sud.

Ognuno di quei ragazzi, mostrava di essere già completamente a proprio agio e l’idea di dover lasciare quel territorio pochi giorni dopo per rientrare a Firenze, li stimolava a provare tutto ciò che vedevano a disposizione, cibo, bevande, tentare di ascoltare i racconti di passanti che incrociavamo perché incuriositi per il nostro procedere vivace con moderazione ma particolare come gli statunitensi sanno fare.

Le temperature incontrate ci hanno permesso di salire a bordo di un battello e far sperimentare il bagno in acqua vestiti tuffandosi a largo come nessun italiano si sarebbe sognato di fare in quel periodo dell’anno, suscitando l’imprecazione tipica di disagio del marinaio siracusano. Tutto è bene ciò che finisce bene, La musica a bordo con il brano WYMCA dei Village People, riportò tranquillità a quel punto della tarda mattinata verso uno sfrenato desiderio di cibo sano. In quella occasione più volte ho rischiato di finire in acqua anche io trascinato dall’entusiasmo del gruppo; mi hanno aiutato a non essere coinvolto nel bagno in mare, le mie adorabili macchine fotografiche intorno al collo.

Nei giorni successivi, le emozioni si sono susseguite con visite alle catacombe che con la loro oscurità hanno messo in crisi le possibilità fotografiche delle mie macchinette lasciandomi solo la possibilità di filmare nella penombra con mano immobile, i movimenti spettrali dei ragazzi che passavano lungo quei cunicoli. Poi la visita al teatro romano, Ortigia di giorno e di sera per poi arrivare verso la strada del ritorno nella cittadina di Noto, capitale europea dell’arte Barocca e definita dall’Unesco Patrimonio dell’umanità, visitandone i magnifici palazzi borghesi e le sue chiese, ordinatamente disposte lungo il corso principale per poi visitare alche il magnifico teatro comunale. Questa passeggiata mi offrì la visione di persone e scorci così tipicamente siciliani che ho voluto omaggiare con un rallentamento (slow motion) delle immagini per enfatizzarne le immagini. Da lì, il viaggio di ritorno verso l’imbarco per tornare in “continente“, ci vide sostare brevemente a Catania ma solo per un breve caffè lungo le strade di passaggio. Durante il viaggio in treno, dopo aver collezionato e selezionato le immagini più significative del viaggio partì la fase finale di montaggio del filmato per essere proiettato sul mio schermo a 17 pollici del macbook pro nella mia cabina a piccoli gruppi permettendo a tutti di rivedersi in video, rivivendo almeno sullo schermo ciò non avevano mai immaginato della Sicilia.

 

Una sfida di tipo diverso è stata la seconda visita agli stessi luoghi e percorsi un paio di mesi dopo. L’idea di dover filmare per produrre un doppione era per me una preoccupazione che avrebbe rovinato la freschezza delle immagini; da questa analisi durante le settimane precedenti alla partenza, scelsi di guardare diverse volte attentamente il filmato che avevo già prodotto per cercare di rendere il nuovo prodotto diverso e migliore. Scelsi in diversi casi di cambiare punto di vista per le mie inquadrature, filmare da livello stradale inclinare la videocamera e aspettare momenti diversi quando transitavamo negli stessi luoghi. Come è naturale che sia, ci furono anche diverse variazioni che resero comunque il nuovo filmato sostanzialmente diverso anche perché con studenti partecipanti diversi era ovvio che “la storia” la facessero loro. Così accadde, diverse emozioni, personaggi e interviste e un finale a tema che definiva l’atmosfera calda in chiusura di viaggio.

Pellicola in video

Pellicola in video

Durante un lavoro per agenzia di viaggi, ho voluto portare con me anche una delle mie cineprese a pellicola Super8. Dentro lo zaino avevo con me una reflex digitale con la quale ho prodotto il video promozionale richiesto, in aggiunta avevo anche 4 cartucce di pellicola Super8 bianco e nero. Sapevo che sarebbe stato impegnativo filmare con entrambe le macchine e ho deciso quindi di riservare alla cinepresa a pellicola solo inquadrature paesaggistiche  con inquadrature da fermo per diminuire le vibrazioni tipiche delle riprese fatte a mano. La finezza della grana che rende il filmato quasi materico e più realistico se confrontato con la costruzione digitale delle immagini, fa risultare le immagini veramente affascinanti. Il dettaglio del digitale offre maggiore definizione quando si tratta di rappresentare particolari piccoli come potrebbe essere necessario per il ritratto di un’opera d’arte, la cui immagine dovrebbe essere più vicina possibile ai dettagli dell’originale. Le prime esperienze del cinema con telecamere digitali, richiedevano l’utilizzo di accessori per diminuire l’aspetto delle immagini troppo differente da quelle prodotte in pellicola. Anche dagli attori furono accettate con un po’ di diffidenza da chi aveva timore dei troppi dettagli sulla propria immagine fisica. Ovvio immaginare che per una donna, mostrare nei minimi particolari il proprio viso durante un’inquadratura in primo piano, possa ancora oggi preoccupare mostrando grande dettaglio nel rivelare eventuali imperfezioni del volto costringendo lo staff del make-up a interventi maggiori di trucco prima delle riprese. Ancora oggi, per far rendere la definizione delle immagini video più morbide e simili ai vecchi prodotti a pellicola, posizionare una calza finissima da donna davanti all’obiettivo, permette di diminuire la messa a fuoco nelle inquadrature, riducendo  l’effetto un po’ spigoloso di questa moderna tecnologia.

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Oggi, produttori di software mettono a disposizione programmi con un largo numero di opzioni che imitano anche abbastanza bene i dettagli e i colori particolari conosciuti sulle pellicole. Chi conosce e utilizza ancora le pellicole afferma che l’imitazione non è poi così rassomigliante. La pellicola di un film o fotografica impressionata dalla luce, crea sfumature di intensità estese e profonde; significa che permette con un’esposizione corretta di rappresentare in una inquadratura sulla spiaggia, tante sfumature di luci e ombre partendo dal bianco assoluto dei raggi solari fino a ombre velate delle increspature delle onde anche meno illuminate. Fotografia e video digitale, solo recentemente permettono di avere questa larga estensione di tonalità ma solo con apparecchi abbastanza costosi. La pellicola in bianco e nero, largamente usata e ricercata ancora oggi per filmati d’autore di genere, non offre la chiarezza delle immagini pari a quella a colori. I dettagli sono definiti solo dai contorni e dalle sfumature di grigio e ad un primo confronto fra bianco e nero e colore, la seconda scelta alla quale siamo abituati da tempo su tutti gli schermi che utilizziamo, permette al nostro cervello di riconoscere velocemente le immagini, spesso più per i colori che per le forme. Se immaginiamo una Ferrari in strada, o un frutto, togliendo il colore, il riconoscimento e la sua fedeltà di corrispondenza sono affidati solo alla definizione delle forme e alla nostra abitudine a riconoscerle. Sarà più difficoltoso per chi guarda il filmato seguire e non perdersi dettagli importanti dentro le inquadrature. Esprimersi in bianco e nero, richiede capacità compositiva delle inquadrature; vale il principio universale che qualsiasi elemento senza particolare significato dentro un’ inquadratura, non solo non la arricchisce ma la impoverisce. Se volessimo ritrarre soggetti proprio per la loro condizione coloratissima o piena di dettagli come potrebbe essere un mercatino di Natale, meglio usare la pellicola a colori o un apparecchio digitale. Se invece componiamo nell’inquadratura soggetti controluce o con alti contrasti, può essere indicato utilizzare il bianco e nero per rafforzare la particolarità delle silhouette delle immagini. Come dire, anche i fumetti in bianco e nero deciso continuano a esercitare il loro fascino senza distrarre l’occhio con colori accesi e sfumature. Quindi per la narrazione, che si parli di soggetti statici di una fotografia o in movimento del video o pellicola, i campi di applicazione della creatività si intrecciano continuamente. Nessuno è il migliore in assoluto. Quindi, per chi vuole usare la pellicola bianco e nero e fare un buon prodotto abbastanza definito, meglio filmare in esterno con luce diurna nelle ore più illuminate per non perdere importanti dettagli della scena inquadrata.

Ecco alcuni di test pellicola girati in esterno in condizioni di luce varie, in bianco e nero che mostrano le caratteristiche appena descritte, anche nelle sue limitazioni e difetti che scelgo di mostrare come esperienza personale diretta con la quale guidare i prossimi filmati.

Chissà se in futuro verranno inventati pixel, cioè l’unità con il quale sono costruite le immagini, di forma circolare invece che quadrata per ottenere immagini i cui bordi abbiano un’aspetto curvilineo molto vicino all’effetto estetico che offre la pellicola in modo tale da rendere i video prodotti con una morbidezza di immagine più vicina alla realtà. O forse esiste già  e io non me ne sono accorto?

Guardiamo qui l’effetto che fanno immagini di pellicola Super8 bianco e nero, in un quadro digitale.

Nell’uso della pellicola occorre tenere presente le indicazioni dei fabbricanti per luce diurna e artificiale. Quando usiamo le pellicole o strumenti digitali, le nostre immagini se ci sono condizioni di bassa luminosità, perderanno di brillantezza, offrendo una colorazione tendente ai toni freddi, sul verde blu e così via. Tutto chiaro, niente di nuovo. Allo stesso modo come fare una foto oggi con il telefonino il cui flash sia poco potente per illuminare magari un gruppo di persone nel buio a 5 metri di distanza da noi. Ma, se usassimo la pellicola per luce artificiale in condizioni di luce naturale, cosa succederebbe alle nostre immagini? Qualcosa del genere come mostrato nelle foto qui sotto. Ci sono comunque dei filtri azzurri e ocra da mettere davanti all’obbiettivo prima di fare foto e film per ribaltare queste condizioni e stabilire un nuovo equilibrio, a condizioni che lo vogliamo fare e non sperimentare qualcosa di nuovo! Per il mondo digitale, per risolvere questo problema, esiste una opzione ormai presente su telefonini e apparecchi video e fotografici che si chiama White Balance, (bilanciamento del bianco); con questo comando si seguono le indicazioni per indirizzare la macchina a “leggere le aree di bianco correttamente sia in esterno che in interno e i colori anche se con poca luce riprendono tonalità vicino alla capacità di visione dei nostri occhi.

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Se invece si utilizzano pellicole scadute da diversi anni, i colori caldi tenderanno ad apparire deboli mostrando aspetti pallidi o maggiori dominanti bluastre a seconda dei prodotti usati. Se vi piace sperimentare, questo è un percorso divertente. Farlo con un click su una App di un telefonino, può apparire abbastanza semplice e sicuramente veloce ma non è la stessa cosa. Io uso entrambe le soluzioni per fascino da una parte, per convenienza dall’altra. Visitate l’articolo Lomography per vedere alcuni scatti.

Mister Eleven…

Mister Eleven…

Indossare l’abito della gentilezza e della pazienza, è parte della letteratura buddista che indica l’atteggiamento da tenere nei rapporti personali con gli altri per ottenere a lungo termine relazioni umane migliori. Cerco di applicare questa regola di vita di grande efficacia e buonsenso che mi incoraggia a fare meglio e riprovarci quando le aspettative vengono deluse. Mi accorgo anche dell’importanza di perseverare fino alla fine, per raccogliere davvero i risultati.WP_20151117_16_01_36_Pro

Circa 25 anni fa, ebbi occasione di occuparmi del restauro di una statua di circa 45 cm di altezza. L’esuberanza giovanile di accettare subito l’incarico senza avere le complete conoscenze tecniche dei materiali, fece sì che per arrivare a risultati finalmente accettabili dal punto di vista estetico, fui costretto a rifare quel lavoro tante volte fino a contarne 11 prima di arrivare a conclusione. Lo stress di non capire come mai i colori non assomigliassero abbastanza oltre alla spesa importante per acquistare testi e consultare altri professionisti che mi fossero d’aiuto tirandomi fuori dai guai, non riuscirono comunque a scoraggiarmi dal portare a fine il restauro con successo. Il committente, un americano residente in Italia, fu veramente soddisfatto dei risultati, non mancò tuttavia di chiedere uno sconto sul compenso finale che avevamo pattuito dall’inizio. Non ha mai saputo veramente l’intera storia di quel restauro se non per alcuni accenni alla sua complessità. WP_20151117_16_13_43_ProLo sconto, non fu fatto.

Durante la fase didattica nel periodo in cui insegnavo a studenti stranieri arti ceramiche in un istituto universitario a Firenze, mi sono trovato più volte ad utilizzare questo aneddoto per incoraggiare chi si stava trovando ad un punto morto del suo apprendimento spronato a non mollare fino a raggiungere i propri obiettivi. Con loro dovevo parlare in inglese come da contratto e raccontando questo aneddoto mi fu assegnata la versione inglese di quel soprannome riferito ai numerosi tentativi per concludere quel restauro.  Oggi mi rendo sempre più conto che non importa quante volte si cade a terra, piuttosto è importante quante volte si è disposti a rialzarsi da dove siamo rimasti. Anche per me, nei momenti di frustrazioni professionali e non solo, quell’aneddoto è un potente antidoto che mi spinge a non mollare mai fino alla fine. Thanks, Mister Eleven!

Guarda se vuoi, il video di quella esperienza didattica:

La vita a 360 gradi

La vita a 360 gradi

 

Ecco nuove soluzioni per restituire allo spettatore modi sempre più coinvolgenti per diventare parte di un filmato o di una foto. Certamente siamo in un mondo dove le novità tecnologiche non permettono velocemente a tutti di godere degli stessi risultati immediatamente. Questa condizione non credo cambierà mai. La mia ricerca vuole dirigersi verso un servizio più ampio per mostrare la realtà, senza omissioni o singole immagini o momenti filmati da un unico punto di vista. Molto interessante, richiede una seria progettazione per alcuni tipi di filmati, documentari, narrazioni in singolo o accompagnati. La mole di lavoro dedicata alla post produzione, cioè all’elaborazione dei filmati ottenuti può variare: una singola passeggiata per conversare mostrando il paesaggio circostante, può non richiedere interventi se “è tutto buono” ciò che si filma; in casi diversi, dove si voglia inserire parti di altri filmati (non a 360) ma tradizionali, richiede un lungo intervento di costruzione e verifica. Se non siete riusciti a capire molto di tutto ciò, vi invito a guardare un progetto di Paul Mc Cartney, un ex Beatles, che all’interno di una sua intervista su un brano scozzese realizzata in 360 gradi, ha inserito, integrazioni foto e video di di filmati realizzati in gioventù. Anche se non siete in grado di ascoltare e capire tutto in inglese, merita di dare un’occhiata a questo approccio filmico modernissimo. Questa è una delle direzioni che sto cercando di seguire nelle mie sperimentazioni. Buon ascolto e visione!

Il fatto di essere registi, obbliga a fare determinate scelte nel modo in cui si filmano eventi e si mostrano al proprio pubblico. Le fasi montaggio, i tempi, i punti di vista, possono rendere più avvincente la narrazione di un contenuto anche apparentemente comune. Certamente il modo in cui si mostrano le immagini ha uno stile soggettivo e non mutabile; in pratica, può piacere o meno. Con questo nuovo sistema, il video a 360 gradi, mi rendo conto che la visione viene personalizzata da chi guarda, lasciando a lui la ricerca dei contenuti.

Per questi motivi, ho voluto testare una nuova linea narrativa che scelgo di adottare insieme ad altre evoluzioni che mi riguardano. Si tratta di filmare con apparecchi adatti a registrare contemporaneamente audio e video dalle quattro direzioni intorno a noi ma anche sotto e sopra. Tutto ciò può rendere molto interessante, completo e originale il nostro viaggio. Perchè? Realisticamente guardando, vi troverete immersi nelle immagini vivendo l’esperienza direttamente sul posto. E’ più difficile da spiegare che da vedere: provate con la punta di un dito al centro dello schermo a strisciare verso le quattro direzioni, se state guardando su smartphone, altrimenti da computer, va fatto spostando il mouse nella direzione preferita. Il campo visivo si muoverà, verso la direzione che avete scelto.

Benvenuti nel mondo “immersivo” a 360 gradi!

Le possibilità narrative sono infinite. E’ possibile rivedere lo stesso filmato più volte e rinnovare il modo in cui si apprezzano i luoghi e ciò che offrono. Interessante? Mi pare di sì, anche per coloro che motivi differenti, non possono visitare quel luogo.

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Professionista di PRONTO PRO

Professionista di PRONTO PRO

Recentemente sono stato intervistato da Pronto Pro, la più grande rete di professionisti in Italia che unisce un grande numero di persone capaci in ambito diverso. Oggi in una epoca di eventi particolari, necessità creative, fantasia, esperienza e talento, diventa cruciale chiedere a più professionisti la loro opinione riguardo al proprio progetto, perchè è il risultato finale che conta.

https://www.prontopro.it/fi/firenze/videomaking#pro-interview

Vienna a Natale

Vienna a Natale

Anni fa ho avuto occasione di seguire e filmare un gruppo per una loro escursione a Vienna. Il viaggio comprendeva alcune mete culturali per lasciare nel cuore di questi turisti d’oltreoceano, un’ immagine di cultura internazionale che non seguisse troppo le tradizionali gite. Il viaggio aveva incluso nel pacchetto una visita alla reggia Schoenbrunn Palace, ex residenza estiva imperiale, il centro della città, una tradizionale taverna con musicisti dal vivo tradizionali e ovviamente svolto in dicembre, una visita agli immancabili mercatini di Natale. Anche se la nostra visita rientrava nella normalità, la sincera partecipazione dei ragazzi ha sicuramente reso unico il nostro viaggio come mostrano le immagini.

Questo viaggio, anzi questo film, nasce da un’idea precedente di voler creare una breve sceneggiatura ambientando nella realtà quotidiana dei protagonisti il loro viaggio, o almeno parte del film. Il mio desiderio era di non iniziare il reportage di viaggio allo stesso modo come nei viaggi precedenti; volevo che il film iniziasse esternamente al viaggio stesso e questa è stata la sfida.

Avevo assolutamente bisogno della collaborazione di alcuni dei protagonisti del mio film, ma non volevo rivelare le vere intenzioni delle riprese dei giorni precedenti; quando non si ha tempo sufficiente per sperimentare diverse possibilità, è possibile che non tutto vada in porto correttamente e un po’ per scaramanzia o per realistica preoccupazione, riuscii a tenere segreta la motivazione di ciò che stavo facendo durante le clips filmate nella settimana precedenza alla nostra partenza.

Per non perdere tempo quando preparavo questi tipi di reportage, iniziavo in anticipo sul viaggio, a selezionare i brani musicali da utilizzare nel film montato, cercando di immaginare l’accoppiamento ideale delle immagini che immaginavo avrei registrato e cercando anche di portare brani musicali un po’ fuori dal comune impregnati di sorpresa, scoperta e avventura e forse come si ascolterà nel film, anche un po’ di personale esagerazione; tutto ciò per rendere il ricordo filmico davvero diverso dai reportage di viaggio tradizionali. Un regista desidera sempre che il suo lavoro venga apprezzato dal maggiore numero di persone possibile; nel mio caso anche questa volta, il raggio delle preferenze era limitato agli organizzatori e ai clienti; chi lo guarda adesso non era il destinatario iniziale del mio prodotto, spero comunque possa almeno offrire… un modo diverso di raccontare le cose!

Da questa intenzione, nacque l’idea di far parlare del viaggio alcuni ragazzi che sarebbero partiti alcuni giorni dopo insieme a me. Scelsi di usare la loro disponibilità prendendo spunto da qualcosa che stavo vivendo durante uno dei miei corsi in aula con loro. Una studentessa, come altre sue compagne, pur vivendo l’inverno fiorentino, non aveva problemi nel venire a scuola indossando dei mocassini di tipo indiano, perché proveniente da uno degli stati freddi dell’America; un tipo di calzatura assolutamente inadeguata per l’italiano medio a Firenze a dicembre. Questo elemento di contrasto mi facilitò per creare la gag nella quale lei discutendo con i suoi compagni diceva che quella sera avrebbe acquistato stivali invernali per la partenza verso Vienna del giorno dopo. La gag finiva con i ragazzi che le ricordavano come invece la partenza fosse in programma la sera stessa. Ecco creato il collegamento per introdurre in modo diverso il mio film viaggio.

Uno degli aspetti meravigliosi che trovo nel viaggiare di notte riposando, consiste anche nel farsi sorprendere la mattina successiva dalle condizioni ambientali che possono essere decisamente diverse da quelle di partenza producendo emozioni genuine come quelle testimoniate a bordo del Wagon Lits da una ragazza al mattino presto appena affacciata al finestrino.

In quella occasione, il passaggio delle Alpi ci fece immergere immediatamente in un vero e proprio paesaggio invernale un po’ troppo freddo per tutti.

Le caratteristiche carrozze utilizzate oggi solo per i turisti, non potevano lasciarci indifferenti così come gli addobbi delle festività natalizie che un po’ dappertutto rendevano magico il paesaggio cittadino. Una delle cose più salutari del turista è a mio avviso la passeggiata prolungata che stimolata dalla voglia di voler visitare tutto e non perdersi niente, rimette in sesto il proprio corpo riducendoci a stracci al termine della serata, facendoci godere doppiamente della giornata trascorsa, prima immersi nella conoscenza del luogo e poi nel sano desiderio di un meritato riposo.

In quel contesto abbastanza freddo, erano frequenti le soste per rifocillarsi durante il cammino. Il cambiamento di atmosfera dal giorno alla sera, mi ha ispirato più volte per soluzioni musicali particolari. Durante il soggiorno non sono mancate le interviste che per via dei precedenti viaggi filmati con diversi altri studenti dell’istituto, mi venivano rilasciate con grande partecipazione. Una tipica trattoria viennese ancora originale con le sue danze e musica dal vivo, una visita personale al Caffè Sacher, dove nacque la leggendaria torta viennese, e la partecipazione ad un concerto dal vivo di Walzer viennesi, ha reso indimenticabile il viaggio a me e agli altri. Nel finale un saluto personalizzato di alcune ragazze nato nella mia testa per creare un titolo di coda “dentro il film”. Nonostante il brano un po’ malinconico del finale scelto soprattutto per rendere omaggio alla assoluta condizione di pace del nostro soggiorno, spero di essere riuscito a trasmettere un po’ di quello spirito freddoloso e natalizio come da tradizione.


Buona visione del film.