TUTTO ANALOGICO!

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WP_20151117_14_45_51_ProIn questi casi si tratta della camera Lubitel con pellicola 6×6. Altri scatti con questa Kodak Cresta e sovrapposizione di mascherino con note musicali realizzate su acetato trasparente. Si tratta di una sperimentazione che produce un mix di due immagini, quella inquadrata davanti l’obiettivo più quella prodotta da un mascherino trasparente che può raffigurare qualsiasi immagine prodotta e stampata su acetato trasparente per poi essere inserita a diretto contatto con la pellicola dentro la fotocamera. WP_20151117_15_01_26_ProIn questo caso ho stampato una serie di note musicali che insieme all’immagine proveniente dall’obiettivo, ha prodotto un’immagine unica direttamente sul negativo internamente alla camera impressionando la pellicola. Rudere a Roma e musica

L’immagine sotto mostra vari tipi di maschere e  alcune silhouette auto costruite.

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Titolatrice per cineprese 8mm
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Mascherini con icone e scritte

La stessa tecnica si applicava nel campo cinematografico su pellicola, fino all’arrivo dell’era digitale in cui tante immagini, loghi, scritte, addirittura riflessi ed altro, possono essere sovrapposti uno sull’altro includendo tutto ciò che è stato deciso per comporre la fase finale dell’immagine. La creatività di scegliere cosa sovrapporre, con quale livello di trasparenza e dove, fa parte come una volta delle migliori post produzioni e di chi se ne occupa. Potrei affermare che questo talento ed esperienza utilizza mezzi diversi, non più fisici come le mascherine ma richiede comunque lo stesso occhio compositivo di chi con il mouse produce un grande film piuttosto che una breve animazione per una pubblicità inserendo attori dove non sono mai stati. Sembra difficile capirlo dalle parole ma se pensiamo ad una pubblicità con il suo marchio che si aggiunge sul finale delle immagini ancora mentre scorrono e narrano la storia, diventa tutto più facile.

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Inquadratura verso un mascherino da titolatrice

Faccio alcuni esempi: i titoli di coda di un film mentre ancora le immagini finali stanno scorrendo, i nomi di persone intervistate che sono visibili sulla parte inferiore dell’inquadratura, i loghi di un network televisivo aggiunto per definire la paternità delle immagini prodotte. Prima dell’era digitale, occorreva filmare separatamente su sfondo neutro spesso bianco, o altri colori scelti, loghi o scritte o ciò che interessava. Per spiegarlo ad un bambino, come ho fatto durante alcuni miei corsi di videomaking ai giovanissimi, mostrerei una serie di vetrini della grandezza di una cartolina, ognuno con alcuni disegni fatti in posizioni diverse fra loro con pennarelli colorati indelebili. Sovrapposti insieme, mostrerebbero nella loro trasparenza tutti gli elementi disegnati o dipinti sui singoli vetrini. I cineoperatori più bravi se utilizzavano una pellicola Super8, erano capaci di filmare ad esempio una scena con paesaggio, poi mettendo  la cinepresa al riparo dalla luce, aprivano il comparto pellicola della cinepresa ed estraendo la cartuccia, riportavano indietro la pellicola agendo con una matita nella ruotino centrale dentata come si faceva con le audio cassette quando si inceppavano. Successivamente di fronte ad una parete o superficie chiara, utilizzava una di queste maschere con scritte o disegni a tema oppure inquadravano scritte nere o addirittura come per i titoli di coda di un film, le scritte stampate su trasparente che venivano fatte scorrere da qualcuno che girava una manovella. Ovviamente più professionale era la produzione, più sofisticata e meno manuale era questa lavorazione. Nel loro caso, la sovrapposizione delle immagini cioè filmato più scritte davano origine ad entrambi i prodotti messi insieme.

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Mascherini vintage su catalogo
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Piazza della Signoria a Firenze

Un mio amico videomaker, dal quale ho imparato molte cose su questo lavoro, era capace di fare questo negli anni ’80. Oggi tutti abbiamo a disposizione programmi, software, app o come vengono definite, per computer tablet e telefonini; tutti con qualità diverse sono capaci di sovrapporre queste immagini su immagini, a condizione che lo si impari a fare. Trovo meraviglioso che anche ai bambini si possano insegnare queste cose per creare storie di loro interesse. La larga diffusione dei mezzi di produzione, danno la potenzialità a tanti di usare queste tecnologie ma non sempre viene usato il buonsenso e la mancanza di questo, sta mettendo sulla difensiva tante persone che giustamente si chiedono cosa ne verrebbe fatto di quelle immagini che riguardano loro stessi impedendo spesso che vengano fatte. Credo di aver letto bene che in Francia la protezione della privacy in questo argomento impedisca e condanni chi si permette di filmare o fotografare le persone individualmente per strada. Attenzione a non mettersi nei guai! Altrove per questo motivo si deve evitare di filmare senza permesso esplicito. Sul web si trovano meravigliose foto scattate per strada a passanti senza che nessuno di loro avesse reazioni negative verso l’operatore. In altri paesi ambite mete di vacanza, quando si prova a ritrarre adulti e bambini liberamente, spesso si mettono in mostra lasciando immaginare al fotografo che tutto è permesso, poi molto velocemente chiedono mance più o meno accettabili. In un episodio accaduto a Firenze in piazza della Signoria ebbi a che fare con un fiaccheraio (conduttore di carrozze), che parzialmente dentro una mia inquadratura panoramica iniziò a discutere per il continuo fastidio che le fotografie gli provocavano senza che ne ricevesse alcun utile. Era forse popolare come un personaggio pubblico e comunque un po’ parte del territorio? Così la pensavo io; per finire la discussione comunque decisi di cancellare le due immagini che lo riguardavano sotto i suoi occhi per evitare che proseguisse con le sue lamentele. I fiorentini… (è anche la mia città…). Oggi fra foto di autovelox e paparazzi, cerchiamo volentieri un po’ tutti di evitare di apparire… lo capisco e lo condivido quasi sempre. Fortunatamente ci sono tanti esempi di videomaker capaci che rispettando le condizioni di privacy, pubblicano le loro immagini e permettono l’evoluzione di chiunque abbia la pazienza e la voglia di imparare da loro. Li ringrazio per come lo fanno.

Qui sotto un pessimo esempio di sovrapposizione fotografica non intenzionale. Qualcuno potrebbe dire: stile Lomography!… No. Si tratta di un errato caricamento della pellicola nella fotocamera. Credo di ricordare che nella fretta di ritrarre questa ragazza, ho forzato troppo velocemente la leva di ricarica della macchina fotografica; questo movimento ha sicuramente sganciato la pellicola creando una doppia esposizione lasciando la pellicola sullo scatto precedente creando sopra un secondo scatto. Risultato deludente quando ritirai le stampe dal fotografo sperando in un bel ritratto che ovviamente non ho mai consegnato alla protagonista. La foto mostra inoltre un momento inopportuno per l’inquadratura della ragazza che probabilmente non era ancora pronta con la sua posa ed espressione ideale. Non si può certo parlare di gran tempismo da parte mia! Se poi lo stile Lomography sostiene e incoraggia scatti di ogni tipo belli esteticamente o semplicemente strani per via di stranezze come questa, sarà anche per incoraggiare il loro business fatto di prodotti di nicchia come sono oggi le fotocamere a pellicola. Anche io a volte apprezzo stranezze di composizione anche dovute ad errori. Non sono forse nate da scoperte e anomalie anche alcune grandi invenzioni?

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