Durante un lavoro per agenzia di viaggi, ho voluto portare con me anche una delle mie cineprese a pellicola Super8. Dentro lo zaino avevo con me una reflex digitale con la quale ho prodotto il video promozionale richiesto, in aggiunta avevo anche 4 cartucce di pellicola Super8 bianco e nero. Sapevo che sarebbe stato impegnativo filmare con entrambe le macchine e ho deciso quindi di riservare alla cinepresa a pellicola solo inquadrature paesaggistiche  con inquadrature da fermo per diminuire le vibrazioni tipiche delle riprese fatte a mano. La finezza della grana che rende il filmato quasi materico e più realistico se confrontato con la costruzione digitale delle immagini, fa risultare le immagini veramente affascinanti. Il dettaglio del digitale offre maggiore definizione quando si tratta di rappresentare particolari piccoli come potrebbe essere necessario per il ritratto di un’opera d’arte, la cui immagine dovrebbe essere più vicina possibile ai dettagli dell’originale. Le prime esperienze del cinema con telecamere digitali, richiedevano l’utilizzo di accessori per diminuire l’aspetto delle immagini troppo differente da quelle prodotte in pellicola. Anche dagli attori furono accettate con un po’ di diffidenza da chi aveva timore dei troppi dettagli sulla propria immagine fisica. Ovvio immaginare che per una donna, mostrare nei minimi particolari il proprio viso durante un’inquadratura in primo piano, possa ancora oggi preoccupare mostrando grande dettaglio nel rivelare eventuali imperfezioni del volto costringendo lo staff del make-up a interventi maggiori di trucco prima delle riprese. Ancora oggi, per far rendere la definizione delle immagini video più morbide e simili ai vecchi prodotti a pellicola, posizionare una calza finissima da donna davanti all’obiettivo, permette di diminuire la messa a fuoco nelle inquadrature, riducendo  l’effetto un po’ spigoloso di questa moderna tecnologia.

WP_20151117_15_23_57_ProOggi, produttori di software mettono a disposizione programmi con un largo numero di opzioni che imitano anche abbastanza bene i dettagli e i colori particolari conosciuti sulle pellicole. Chi conosce e utilizza ancora le pellicole afferma che l’imitazione non è poi così rassomigliante. La pellicola di un film o fotografica impressionata dalla luce, crea sfumature di intensità estese e profonde; significa che permette con un’esposizione corretta di rappresentare in una inquadratura sulla spiaggia, tante sfumature di luci e ombre partendo dal bianco assoluto dei raggi solari fino a ombre velate delle increspature delle onde anche meno illuminate. Fotografia e video digitale, solo recentemente permettono di avere questa larga estensione di tonalità ma solo con apparecchi abbastanza costosi. La pellicola in bianco e nero, largamente usata e ricercata ancora oggi per filmati d’autore di genere, non offre la chiarezza delle immagini pari a quella a colori. I dettagli sono definiti solo dai contorni e dalle sfumature di grigio e ad un primo confronto fra bianco e nero e colore, la seconda scelta alla quale siamo abituati da tempo su tutti gli schermi che utilizziamo, permette al nostro cervello di riconoscere velocemente le immagini, spesso più per i colori che per le forme. Se immaginiamo una Ferrari in strada, o un frutto, togliendo il colore, il riconoscimento e la sua fedeltà di corrispondenza sono affidati solo alla definizione delle forme e alla nostra abitudine a riconoscerle. Sarà più difficoltoso per chi guarda il filmato seguire e non perdersi dettagli importanti dentro le inquadrature. Esprimersi in bianco e nero, richiede capacità compositiva delle inquadrature; vale il principio universale che qualsiasi elemento senza particolare significato dentro un’ inquadratura, non solo non la arricchisce ma la impoverisce. Se volessimo ritrarre soggetti proprio per la loro condizione coloratissima o piena di dettagli come potrebbe essere un mercatino di Natale, meglio usare la pellicola a colori o un apparecchio digitale. Se invece componiamo nell’inquadratura soggetti controluce o con alti contrasti, può essere indicato utilizzare il bianco e nero per rafforzare la particolarità delle silhouette delle immagini. Come dire, anche i fumetti in bianco e nero deciso continuano a esercitare il loro fascino senza distrarre l’occhio con colori accesi e sfumature. Quindi per la narrazione, che si parli di soggetti statici di una fotografia o in movimento del video o pellicola, i campi di applicazione della creatività si intrecciano continuamente. Nessuno è il migliore in assoluto. Quindi, per chi vuole usare la pellicola bianco e nero e fare un buon prodotto abbastanza definito, meglio filmare in esterno con luce diurna nelle ore più illuminate per non perdere importanti dettagli della scena inquadrata.

Ecco alcuni di test pellicola girati in esterno in condizioni di luce varie, in bianco e nero che mostrano le caratteristiche appena descritte, anche nelle sue limitazioni e difetti che scelgo di mostrare come esperienza personale diretta con la quale guidare i prossimi filmati.

 

Chissà se in futuro verranno inventati pixel, cioè l’unità con il quale sono costruite le immagini, di forma circolare invece che quadrata per ottenere immagini i cui bordi abbiano un’aspetto curvilineo molto vicino all’effetto estetico che offre la pellicola in modo tale da rendere i video prodotti con una morbidezza di immagine più vicina alla realtà. O forse esiste già  e io non me ne sono accorto?

Guardiamo qui l’effetto che fanno immagini di pellicola Super8 bianco e nero, in un quadro digitale.

Nell’uso della pellicola occorre tenere presente le indicazioni dei fabbricanti per luce diurna e artificiale. Quando usiamo le pellicole o strumenti digitali, le nostre immagini se ci sono condizioni di bassa luminosità, perderanno di brillantezza, offrendo una colorazione tendente ai toni freddi, sul verde blu e così via. Tutto chiaro, niente di nuovo. Allo stesso modo come fare una foto oggi con il telefonino il cui flash sia poco potente per illuminare magari un gruppo di persone nel buio a 5 metri di distanza da noi. Ma, se usassimo la pellicola per luce artificiale in condizioni di luce naturale, cosa succederebbe alle nostre immagini? Qualcosa del genere come mostrato nelle foto qui sotto. Ci sono comunque dei filtri azzurri e ocra da mettere davanti all’obbiettivo prima di fare foto e film per ribaltare queste condizioni e stabilire un nuovo equilibrio, a condizioni che lo vogliamo fare e non sperimentare qualcosa di nuovo! Per il mondo digitale, per risolvere questo problema, esiste una opzione ormai presente su telefonini e apparecchi video e fotografici che si chiama White Balance, (bilanciamento del bianco); con questo comando si seguono le indicazioni per indirizzare la macchina a “leggere le aree di bianco correttamente sia in esterno che in interno e i colori anche se con poca luce riprendono tonalità vicino alla capacità di visione dei nostri occhi.

WP_20151117_15_58_08_Pro WP_20151117_15_55_52_Pro

Se invece si utilizzano pellicole scadute da diversi anni, i colori caldi tenderanno ad apparire deboli mostrando aspetti pallidi o maggiori dominanti bluastre a seconda dei prodotti usati. Se vi piace sperimentare, questo è un percorso divertente. Farlo con un click su una App di un telefonino, può apparire abbastanza semplice e sicuramente veloce ma non è la stessa cosa. Io uso entrambe le soluzioni per fascino da una parte, per convenienza dall’altra. Visitate l’articolo Lomography per vedere alcuni scatti.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Time limit is exhausted. Please reload the CAPTCHA.